Il power dressing degli imprenditori oggi: due modelli a confronto

Troppo spesso si crede che ad avere un’immagine pubblica curata debbano essere solo le donne a causa di un retaggio retrogrado secondo il quale “essere curati” è sinonimo di non occuparsi dell’operatività. Il power dressing, ossia l’arte di esprimere i propri ideali e ambizioni anche attraverso l’abbigliamento, è di appannaggio anche maschile. Ecco quindi, che sfatiamo anche un secondo mito: il guardaroba maschile è più limitato di quello femminile.

In questo articolo mostrerò quali sono i modelli ai quali gli imprenditori oggi guardano quando devono scegliere come porsi nei confronti di investitori, business partner o semplicemente clienti, sottolineando la varietà di scelte che possono essere compiute. Come sempre porterò esempi concreti, attingendo a quanto è stato fatto da grandi uomini di oggi e di ieri. 

Il power dressing maschile

Uno sciocco stereotipo vuole che gli uomini abbiano meno scelta quando si trovano di fronte al proprio guardaroba, soprattutto se si confronta a quello delle donne ma non è così. L’abbigliamento maschile è vario almeno quanto quello femminile, grazie ai numerosi accessori che si possono scegliere e alle infinite declinazioni che possono essere interpretate. 

È importante sottolineare, però, come i modelli – che chiamerò archetipi, strizzando l’occhio alla psicoanalisi – di abbigliamento ai quali gli imprenditori oggi possono guardare si siano sviluppati soprattutto negli ultimi anni, in maniera sostanzialmente lineare. In sostanza, anche se ogni stile ha avuto un suo momento di gloria, il successivo non lo ha rimpiazzato del tutto.  

Gli archetipi del Power Dressing maschile

Definisco gli archetipi del power dressing maschile dei modelli di stile che sono stati scelti da personaggi del mondo della politica, della moda e degli affari in generale per esprimere la propria personalità, lo status e le ambizioni. Vestire in un determinato modo significa, prima di tutto, trasmettere un messaggio di comunicazione non verbale e la coerenza tra ciò che si indossa e ciò che si dice diventa quanto mai rilevante

Giacca e Cravatta 

L’uomo in giacca e cravatta rappresenta il primo archetipo di power dressing maschile. Storicamente è il primo che si è affermato negli anni del dopoguerra e del Boom Economico, affermando e riproponendo la moda del tempo (il British Style) e le scelte stilistiche precedenti. L’emblema di questo archetipo di abbigliamento è Gianni Agnelli, simbolo di una stagione di imprenditori che hanno fatto grande il nostro Paese. 

 

Nelle uscite pubbliche Gianni Agnelli ha reso iconico un modo di vestirsi non ingessato, ma formale e incisivo: gli elementi essenziali del suo power dressing e di quelli che si sono ispirati a lui nel corso del tempo sono la camicia e il completo con la cravatta. Nella maggior parte dei casi l’imprenditore ha mostrato una rigorosa interpretazione del british Style che era sinonimo di autorevolezza ed eleganza. Agnelli, genio di creatività, ha poi personalizzato quello che sarebbe potuto essere un look stereotipato con il famoso orologio sopra al polsino. Questa scelta è indicativa della sua personalità e indica come i tempi fossero maturi per poter agire sì nell’alveo della tradizione – rappresentato dalla giacca e cravatta – ma con un tocco di importante personalizzazione. 

 

Chi, meglio di altri, ha saputo interpretare e portare avanti la tradizione di power dressing di Gianni Agnelli sono stati Luca Cordero di Montezemolo e Diego della Valle: entrambi grandi imprenditori si sono dimostrati sempre molto attacchi al look dell’uomo giacca e cravatta che ha saputo conferire loro grande autorevolezza. Inserirsi nella tradizione e continuarla è per questi due personaggi un modo di rassicurare anche i propri investitori, segnando una stagione di imprenditori che si “sentivano sicuri e tranquillizzavano” con look che non sorprendono. L’obiettivo non era dare nell’occhio con look eccentrici, ma mostrare con capi d’abbigliamento – sartoriali, ricercati ma pur sempre prevedibili – la loro affidabilità. 

 

No alla Cravatta

Con il passare del tempo anche gli imprenditori capiscono che non è (solo) la cravatta a dimostrare autorevolezza e impararono a non indossarla. Non si tratta di una scelta determinata dalla comodità – indubbiamente la cravatta, soprattutto durante il periodo estivo non costituisce un capo propriamente confortevole – ma dal messaggio di comunicazione non verbale che vuole essere trasmesso. 

 

Chi scegliere, anche oggi, di non indossare la cravatta non si vuole porre in maniera distaccata, per quanto rassicurante, verso il proprio interlocutore, ma desidera porsi sul suo stesso livello. Non casualmente l’emblema di questo secondo archetipo è Sergio Marchionne. Chi ha deciso di vestire con la giacca o un maglioncino, la camicia ma senza cravatta desidera inserirsi proprio nella tradizione (gloriosa) dell’abbigliamento inaugurato da Marchionne. Chi meglio di lui è stato il portavoce di un nuovo modo di esprimere la imprenditorialità, meno formale ma ugualmente autorevole e credibile?

Solo per citare alcuni dei personaggi che hanno deciso di emularlo ci sono Elon Musk, l’italiano Corrado Passera e il CEO di Google, Sundar Pichai. 

L’imprenditore digitale della porta accanto

Negli ultimissimi anni si è affermato un nuovo modello di power dressing che è partito dal settore digitale nel quale gli imprenditori sono tendenzialmente di giovanissima età e, di conseguenza, desideravano porsi come la propria generazione impone. La cravatta in questo contesto è vista come un accessorio obsoleto, di una generazione passata e che può essere utilizzata solo in contesti estremamente formali. 

L’imprenditore digitale (o di impresa tech) non porta la camicia, ma una maglietta o un maglione: l’esempio e precursore di questo modo di porsi nei confronti del pubblico è stato senza dubbio Steve Jobs. Egli, per primo, ha capito che per poter trasmettere a tutti le novità di Apple – che nasce per essere una tech company – e rivolgersi ad un pubblico giovane dovessero scendere dal piedistallo di autorevolezza che il suo titolo imponeva e porsi occhi negli occhi nel consumatore. Ecco quindi l’iconico lupetto di colore scuro indossato, sistematicamente, in tutte le occasioni importanti e alle presentazioni di nuovi prodotti. Quando si assisteva alle conference di Steve Jobs si aveva la sensazione che avesse indossato la prima cosa che gli fosse capitata al mattino e che quella cosa fosse sempre il maglione nero. Si torna, circolarmente, a voler porre l’attenzione più sul contenuto che sull’involucro: Jobs voleva che ci si focalizzasse sul nuovo iphone e non sul suo abbigliamento. 

Le sue scelte ovviamente hanno fatto scuola e tutti gli imprenditori del settore tech si sono inseriti in questa tradizione: costruire un power dressing in continuità con Steve Jobs significa dire al proprio cliente “io ho studiato come Steve Jobs e sono capace quanto lui”. Alcuni degli esempi più celebri? Il suo successore Tim Cook che ha avuto ben poca scelta nel suo power dressing: ha infatti optato nuovamente per il nero, apportando la variazione della camicia al posto del lupetto. La sostanza però non conta e il peso dell’eredità di Steve Jobs è pesante anche nello stile da adottare. 

 

Altro esempio Satya Nadella, CEO di Microsoft. La sua scelta di power dressing, quanto mai coraggiosa, è stata di profonda rottura rispetto al modello al quale si pensa quando si sente il nome “microsoft” ossia Bill Gates. Satya indossa solo la maglietta e solo nelle occasioni più formali la giacca. Anche lui svolge un ruolo importante nella propria azienda ma vuole rivolgersi in maniera fresca a investitori, partner e clienti. 

 

Un caso particolare, Mark Zuckerberg il trasformista

 

Mark Zuckerberg, papà di Facebook ma adesso a comando di un impero chiamato Meta, inizialmente si è sempre posto come il giovane ragazzo, al limite dell’essere NERD: per tanti anni il suo abbigliamento è stato caratterizzato da una t shirt girocollo, spesso grigia o talvolta del classico “blu facebook”. In questa prima fase il giovane Marks sembrava porsi in continuità con il filone di Steve Jobs. 

 

Lo spartiacque è stato lo scandalo di Cambridge Analytica che lo ha portato a dover rivedere la propria immagine e quella dell’intera azienda, con lo scopo di trasmettere maggiore affidabilità ai propri investitori. Ecco quindi che è comparsa la giacca, oggi quasi irrinunciabile per Zuckerberg. 

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A questo punto ci si potrebbe chiedere: quanto ancora oggi l’abito faccia il monaco? Ebbene, ancora molto nonostante ci si sforzi di dare meno importanza alla forma estetica rispetto alla sostanza. Avere una strategia di personal branding e un power dressing coerente non significa, però, voler puntare le luci dei riflettori sull’estetica per negare la sostanza ma al contrario assicurarsi che l’interiorità venga espressa e valorizzata appieno anche dai capi d’abbigliamento scelti. 

 

Mi chiamo Isabella Ratti – Business Image Strategist – e nella mia lunga esperienza ho aiutato imprenditori italiani e internazionali a creare una strategia di personal branding online e offline coerente con i propri obiettivi. Se anche tu vuoi il supporto qualificato, professionale e orientato al risultato che posso offrire, contattami: sarò felice di fissare una prima chiacchierata conoscitiva. Condividi il tuo progetto con me e ti aiuterò a realizzarlo. 

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