Come viene usata la cravatta dai politici

Lord Brummel, un’icona di stile del 1800, affermava con sicurezza “La cravatta è l’uomo” a sottolineare come, già all’epoca, questo accessorio fosse sinonimo di potere e autorevolezza. Da allora è passato più di un secolo, ma l’equazione cravatta=potere è rimasta sostanzialmente invariata: basti pensare alle scelte estetiche che sono state fatte dai politici (italiani e non) durante le ultime elezioni. In questo articolo approfondisco questo tema, toccando gli argomenti che seguono: 

  • La cravatta nella politica italiana del dopoguerra 
  • Il modello Berlusconi
  • Gli anni del Covid
  • Colori, partiti e cravatte alle elezioni
  • Una sguardo a come viene usata negli USA

La cravatta nella politica italiana del dopoguerra 

Il secondo dopoguerra in Italia è stato un momento catartico, di rinascita e di ripresa economica che ha sostenuto tutto il boom degli anni ‘60 e seguire. La politica di quegli anni si è mossa di conseguenza e lo scopo di tutti i membri dei partiti era di comunicare autorevolezza: la cravatta era quindi un elemento immancabile, sinonimo più che mai di potere e autorevolezza. 

 

Chi poi formava il Governo non poteva prescindere da questo capo che permetteva loro di contrapporsi, fin da una prima occhiata, ad altri personaggi malavitosi. Gli anni della prima repubblica sono segnati da uomini politici vestiti in abiti dalle linee morbide, essenziali e cravatte tinta unita, tranne rarissime eccezioni. 


Solo per citare due esempi tratti dai personaggi più illustri del periodo: Bettino Craxi e Alcide de Gasperi, sebbene con idee politiche e stili diversi, non si sono mai presentati alle uscite pubbliche o alle prime comparse televisive con un look diverso da quello con la camicia e la cravatta. 

Il modello Berlusconi

Oggi Silvio Berlusconi è un personaggio noto nel panorama politico italiano, ma quando è comparso per la prima volta ha portato una vera rivoluzione (non sto parlando dal punto di vista politico), ma prettamente estetico. Grazie alla sua corporatura minuta, il cavaliere ha portato avanti un nuovo modo di vestire: nella maggior parte delle uscite si è presentato con un abito scuro doppiopetto, camicia azzurra e cravatta sui toni del blu o dell’azzurro. 

 

Non si trattava di scelte casuali perché tutti questi colori avevano un significato non verbale ben preciso e, negli anni dell’ascesa di Berlusconi, si stava facendo spazio questa consapevolezza sempre più precisa. Infatti i toni del blu e dell’azzurro rimandano a quelli del partito che, dopo pochi anni, sarebbe stato tra i vincitori delle elezioni. 

La fortuna della scuola estetica berlusconiana, al di là dell’efficacia politica delle idee proposte, è stata parte integrante della visibilità italiana per molto tempo e svariati leader del nostro Paese e non solo si sono successivamente ispirati al modello esteriore di Silvio Berlusconi. 

Gli anni del Covid

Gli anni del Covid sono poi stati caratterizzati da una forte tensione social dovuta alla condizione pandemica, scoppiata con una tale repentinità che nessuno era pronto a fronteggiare. La prima e unica necessità del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte era stata quella di rassicurare i cittadini italiani e quale miglior colore se non, ancora una volta, il blu in tutte le sue sfumature? Durante le numerose e ripetute conferenze stampa, il capo del governo entrava nelle case degli italiani non solo attraverso la televisione, ma anche le piattaforme social e lo faceva cercando di infondere la tranquillità di cui c’era tanto bisogno. 

 

A riprova che quella di Conte fosse allora una scelta consapevole e premeditata ci sono le sue scelte estetiche successive: non casualmente, quando ha compiuto la propria decisione politica entrando a far parte apertamente del Movimento 5stelle, si è adattato allo stile del suo fondatore dismettendo – sostanzialmente – la cravatta. 

Cravatte, colori e partiti alle ultime elezioni

Le ultime elezioni politiche sono state un buon banco di prova dal punto di vista delle scelte estetiche dei nostri politici. Sebbene la grande novità sia stata introdotta da Giorgia Meloni, nostro futuro primo ministro (la prima donna in Italia), la cravatta ha dimostrato di saper essere un accessorio immancabile. 

 

Vorrei cominciare con una riflessione, prima di passare alla carrellata di politici che hanno tenuto la cravatta durante tutta la campagna elettorale. È come se gli uomini politici, siano incapaci di liberarsi da questo elemento, come se desse loro sicurezza: eppure, la grande lezione di Sergio Marchionne e di tutti quelli che hanno emulato il suo stile, è stata proprio “per esprimere autorevolezza non devi avere per forza la cravatta”. Nonostante questo ogni ambito ha il proprio dress code e la politica italiana è ancora fortemente ancorata a questo. 

Alle recenti elezioni, la cravatta è stata ancora una volta uno strumento di identità politica soprattutto attraverso la scelta del colore. Come non sottolineare la scelta del verde di Matteo Salvini? Il capo della Lega Nord ha dimostrato di essere ancora fortemente legato alla tradizione cromatica del proprio partito, proprio come aveva insegnato il suo predecessore Bossi. 

 

Una sguardo a come viene usata negli USA

La cravatta è, di base, un accessorio europeo che nasce in Europa perché ha qui le sue radici culturali. Nonostante questo è stato esportato in tutto il mondo, proprio perché sinonimo di mascolinità e autorevolezza. Se l’utilizzo in Italia è chiaro – un elemento must have, declinato sì in base alla propria appartenenza politica ma con un forte legame con la tradizione estetica – negli Stati Uniti questo utilizzo è molto più polarizzato. 


Se Obama, durante i suoi due mandati, aveva sempre utilizzato una cravatta sui toni freddi e senza accentuare il senso di appartenenza, è con Donald Trump che questo accessorio diventa uno strumento di comunicazione non verbale potentissimo. La cravatta rosso acceso di The Donald era un palese riferimento al suo partito repubblicano, alla sua forza espressiva e alla verve politica che lo ha sempre contraddistinto. 

 

Si può quindi apprezzare in maniera molto semplice la differenza rispetto a Joe Biden che invece predilige i colori sui toni del celeste, in maniera coerente con la parte di Congresso che lo supporta. Iconico, però, è stato il confronto che hanno avuto i due sfidanti in cui a raffrontarsi erano non solo due modi di pensare gli Stati Uniti per i prossimi 5 anni, ma anche due canoni estetici e comunicativi molto diversi. 

 

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Se vuoi rimanere sempre aggiornato sui miei contenuti, restiamo in contatto. Mi chiamo Isabella Ratti – Business Image Expert – e da anni mi occupo di accompagnare imprenditori e liberi professionisti nella creazione di uno stile coerente ed efficace con i propri obiettivi di Business. Quando mi avvicino ad un manager o chiunque svolga un ruolo apicale in azienda chiedo sempre quale sia il proprio rapporto con la cravatta e da lì costruiamo l’intero stile.

 

Se anche tu riscontri il bisogno di dover cambiare la tua immagine online e offline non esitare a contattarmi: sarò felice di poterti aiutare. 

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