La prima sfilata di Gucci dopo Alessandro Michele

“La mia moda è per i diritti e la libertà, nel nome del padre, del figlio e della famiglia Gucci” è una frase (tra le più criticate) del film House of Gucci ma potrebbe anche riassumere l’era di Alessandro Michele e le sue dimissioni.

 

Concluso il viaggio di 7 anni dell’ormai ex direttore creativo, la prima sfilata dopo le sue dimissioni è stata un momento di svolta  . Realizzata dal team creativo senza una supervisione specifica (Sabato de Sarno non era ancora stato nominato) delinea una nuova moda uomo, sempre più attenta ai diritti – di espressione – e alla libertà.

 

Indice:

  • L’addio e l’eredità di Alessandro Michele
  • Un inno alla libertà ritrovata
  • Adesso tocca a Sabato de Sarno
  • La mia ipotesi sul futuro di Gucci

L’addio e l’eredità di Alessandro Michele

Sebbene le dimissioni di Alessandro Michele non abbiano colto alla sprovvista i più attenti che avevano già colto da qualche tempo i rumors su questo tema, è innegabile che si sia chiusa un’epoca.

Senza addentrarsi, Alessandro Michele ha saputo traghettare la maison verso una nuova dimensione e una nuova identità più giovanile, attraendo (finalmente) anche e soprattutto l’interesse dei più giovani. Rispetto a quando ha preso il timone della direzione creativa di Gucci, la maison esce con un’eredità non indifferente che mi piace riassumere in alcuni punti salienti:

  • ottimi obiettivi, tanto che si parla di 10 miliardi di Euro in 7 anni che sono pesati circa la metà dell’intero fatturato di Kering.
  • fluidità di genere ed esaltazione della diversità
  • è diventato lui stesso un simbolo e punto di riferimento per l’abbigliamento dei giovani.
  • quando è entrato nel 2015, subentrando a Frida Giannini, la maison parlava una lingua che non esisteva più, fatta di esclusività bigotta e chiusa. Alessandro ha avuto la lungimiranza di cominciare a parlare il linguaggio dell’umanità.
  • è stato il portavoce di un’estetica minimalista e surreale, quasi visionaria in alcune sfilate.
  • ha portato anche una nuova visione di azienda. Come ha affermato in una sua intervista “Gucci è una piattaforma volta ad espandere voci e veicolare idee” e questa sua visione si è ripercossa anche nelle sue sfilate.
  • le sfilate di Alessandro Michele erano grandiose: come dimenticare l’ultima Gucci Twinsburg che ha visto come protagonisti 68 coppie di gemelli e gemelle sfilare in passerella?

 

È interessante sottolineare come, al momento del congedo di Alessandro, ci sia stata una fase di interregno in cui è stato il reparto creativo Gucci, senza una guida specifica, a creare la nuova collezione. Il risultato è stato sorprendentemente…diverso!

Un inno alla libertà (ritrovata)

Le aspettative nei confronti della sfilata erano altissime: infatti Gucci è la maison che ha fatto da apripista della settimana della moda uomo di Milano. Il giorno della sfilata, peraltro, non si sapeva ancora chi sarebbe stato l’erede di Michele, lasciando sperare ai più in una rivelazione in passerella che però non c’è stata. Il team creativo di Gucci si è trovato a dover raccogliere la pesante eredità di Alessandro Michele soprattutto in tema di fluidità di genere che era stata portata per la prima volta in passerella dal direttore creativo.

 

La maison ha stupito ancora una volta: da una parte, infatti, si può percepire una grande continuità sul tema della fluidità di genere come stile di vita che Gucci sembra aver deciso di portare avanti. Al tempo stesso, la rottura è evidente e segnata da alcuni capi d’abbigliamento: una semplice T-shirt e un pantalone ampio, maxi-borsa e cappello di lana come accessori. Tutta la sfilata sembra urlare tre parole: libertà, improvvisazione e minimalismo.

 

Libertà perché rispetto ai look creati da Alessandro Michele, la collezione uomo sembra molto più “comfort” e meno impostata. La libertà viene declinata anche come libertà di genere: non trovano spazio, infatti, capi d’abbigliamento che esaltano la mascolinità androgina ma ci sono anche gonne ampie da sera.

 

Coerentemente con questo primo punto, l’improvvisazione (studiata) diventa un cardine essenziale: l’uomo Gucci è una persona che decide di vestirsi come vuole, 5 minuti prima di uscire senza troppo studio o scelte artefatte.

Ho notato con nostalgia la scelta anche di rievocare il logo utilizzato da Gucci in occasione dell’apertura del negozio di New York nel 1953, molto diverso dalle G brandizzate che sono state la bandiera dell’ex direttore creativo.
Insomma, il minimalismo del team creativo è la risposta unica al trionfale massimalismo di Michele.

Adesso tocca a Sabato de Sarno

I rumors sul successore di Alessandro Michele erano i più svariati, anche se tra i più “gettonati” c’era proprio Bruce Pask, direttore della moda maschile di Neiman Marcus e Bergdorf Goodman. La direzione di Gucci ha invece sorpreso scegliendo Sabato de Sarno che, si qualifica prima di tutto per essere un italiano alla guida di una maison che conferma il proprio desiderio di appartenenza e le sue origini.

 

Le notizie sulla vita privata del nuovo direttore creativo sono pochissime (è sposato e suo marito lavora degli uffici dell’Unione europea a Bruxelles) mentre quelle professionali sono più chiare: ha esordito nel mondo della moda nel 2005 con l’ingresso in Prada e lavorando per anni nel dietro le quinte dei grandi marchi, dove coltiva un interesse soprattutto per il settore della maglieria. Ha continuato la sua carriera in Dolce&Gabbana, disegnando le collezioni di maglieria donna.

 

Prosegue in Valentino nel 2009 dove, negli anni, gli sono stati conferiti incarichi sempre più importanti. Arriva poi in Gucci, dove viene nominato fashion director per il prêt à porter uomo e donna. De Sarno è quindi un uomo di fiducia di Pierpaolo Piccioli e forse proprio per questo ha collaborato alla realizzazione al matrimonio dell’anno 2022, quello tra il figlio di David e Victoria Beckham, Brooklyn con l’attrice Nicola Peltz.

 

Per il momento è presto per fare pronostici su quello che sarà lo stile di Gucci sotto il timone di De Sarno, ma probabilmente ci potrà essere una svolta verso la maglieria, un elemento che si sposa perfettamente con le origini del brand.

 

Sono lieto che Sabato si unisca a Gucci come nuovo Direttore Creativo della Maison, uno dei ruoli più influenti nel settore del lusso. Sono certo che Sabato, grazie alla sua profonda comprensione e al suo apprezzamento per l’eredità unica di Gucci, guiderà i nostri team creativi con una visione distintiva che contribuirà a scrivere il prossimo entusiasmante capitolo, rafforzando l’autorità della Maison nel campo della moda e capitalizzando il suo ricco patrimonio” ha commentato Marco Bizzarri, presidente e amministratore delegato dell’azienda fiorentina.

La mia ipotesi sul futuro di Gucci con de Sarno

È presto per sbilanciarsi ma la figura di De Sarno sembra chiara in Gucci: viste le sue creazioni fino ad oggi è ovvio che la sua sensibilità per la maglieria e il pret a porter unisex lo poteranno a confermare il filone gender fluid che aveva iniziato Alessandro Michele e che è tanto piaciuta ai consumatori.

Quello che cambierà, però, sarà il modo in cui sarà declinato questo concetto: Sabato de Sarno non è una figura eclettica o ingombrante come era stato Alessandro, tanto che basta vedere la sua attività su Instagram che è molto limitata. La sua passione per la maglieria e la ricerca per i materiali che contraddistingue questa attitudine lo poteranno per un soft storytelling: l’obiettivo di D Sarno potrebbe essere quello di trovare un nuovo equilibrio tra la forma concettuale e creativa della collezione, evitando quindi che l’abito anneghi nella complessità del suo background culturale.

Questa scelta potrebbe essere del resto coerente con la nuova estetica del 2023, figlia dei tempi che viviamo: un ritorno all’essenziale che crea un’estetica pulita e spoglia di ogni eccesso.

 

Non resta che aspettare gli eventi e attendere il debutto creativo di de Sarno alla direzione di Gucci e non vedo l’ora di poterlo analizzare!

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