Abbigliamento e potere in The Diplomat: il power dressing della protagonista

Era tempo che non compariva su Netflix una serie tv elegante, capace di unire il sano spirito di intrattenimento che dovrebbero avere questi strumenti e un’estetica gradevole e piacevolmente studiata. The Diplomat è il giusto connubio tra la leggerezza di una trama in parte prevedibile e di qualche guizzo che ti fa rimanere sveglio per seguirla. Tra gli elementi che contribuiscono a renderla una piacevole sorpresa c’è anche l’accurata recitazione del personaggio principale e le scelte in termini di abbigliamento che sono state fatte. 

Cosa sapere sulla serie tv in vetta alle classifiche

The Diplomat è la nuova serie tv dall’anima thriller e politica con Keri Russell nei panni della protagonista. È stata scritta da Debora Cahn, già autrice della sceneggiatura di West King e Homeland, due grandi successi. 

 

La trama ruota intorno alle vicende di Kate Wyler, una caparbia stratega del dipartimento di Stato americano che, in passato, si era occupata di intervenire in zone di guerra difficili ma che, grazie a un gioco politico successivo a un attacco terroristico, viene insediata come nuova ambasciatrice degli Stati Uniti nel Regno Unito.

Lo stile al centro della prima puntata

Il primo episodio è fortemente incentrato sull’immagine della protagonista: sembra infatti che Kate non sia pronta per il suo nuovo ruolo e nemmeno il suo guardaroba. Fin da subito viene sottolineata l’importanza di una trasformazione: “Ha bisogno di un parrucchiere” è la frase con cui  viene annunciato il suo arrivo a Londra. 

Del resto, già nella prima scena, la protagonista sta mettendo via degli abiti scruti nella valigia per la sua partenza ed è sempre lei ad affermare “Ho un tailleur nero e un tailleur nero”: la sua situazione iniziale è fortemente connotata dal punto di vista cromatico, le sclete estetiche non particolarmente curate. Anche quando le viene proposto di avvalersi dell’aiuto di uno stylist lo rifiuta, in maniera molto secca. 

 

Alla fine del primo episodio, dopo grandi pressioni, Kate decide di partecipare ad uno shooting per la sua prima uscita pubblica; non casualmente viene scelto un abito (da oltre 1,600 dollari) dai toni chiari e le maniche morbide, in aperto contrasto con le scelte estetiche già fatte. Allo stesso modo anche i capelli, che erano sempre rimasti selvaggiamente sciolti, adesso sono raccolti in uno chignon. I piccoli cerchi dorati alle orecchie hanno lasciato spazio a degli orecchini a campana con la perla. 

Che il cambio look sia sinonimo di un momento di passaggio politico è risaputo: basti pensare a quanto fatto da Giorgia Meloni durante il silenzio elettorale; il suo cambio look è stata una piccola grande rivoluzione (con un retrogusto scaramantico) che non solo è diventato subito un trend ma ha saputo conquistare anche chi in passato le aveva criticato certe scelte estetiche. 

Durante una conversazione Kate sottolinea “adesso devo andare a cambiarmi (…) pensano che sarò più potente con un tacco largo”: per quanto possa essere discutibile questa affermazione (dal momento che sono le scarpe a punta e con un tacco moderato ad esprimere il massimo della propria leadership) è importante come Kate, progressivamente, cominci ad affidarsi ai consigli dei consulenti d’immagine intorno a lei. 

Bisogna infatti sottolineare che le scarpe, soprattutto se decolletè con un tacco moderatamente alto (circa 8 cm massimo) a punta siano un potente strumento di comunicazione non verbale femminile: usando una metafora, si potrebbe dire che più sono a punta le scarpe, maggiori sono le ambizioni professionali di chi le indossa. 

 

Fin dal giro in carrozza si delinea quindi la sua figura elegante e lo stile che ha caratterizzato tante altre donne che, in serie tv simili, hanno avuto successo. “Guardatela sembra una principessa”.

 

L’evoluzione cromatica continua con il proseguire della propria consapevolezza come ambasciatrice: già nella seconda puntata la sdrucita maglietta girocollo grigia cede il passo ad una camicia satinata bianca e a capelli più ordinati. Bisogna poi considerare l’elegante tailleur blu, con mezze maniche e scollo a V che viene indossato per il pranzo. 

 

Il passaggio verso uno stile più formale viene sottolineato nella quarta puntata dall’utilizzo di un ambito nero con uno scollo sulla schiena durante una cena di gala, abbinato ad un elegante chignon che mette in mostra il fiocco. 

Stile e potere, un binomio noto su Netflix

Tra le ragioni del successo di questa serie tv ha scalato le classifiche c’è anche il fatto che sfrutta il binomio, già ampiamente sfruttato, stile-donne-potere. Ad inaugurare questo filone ci sono state le numerose serie tv di Scandal: la protagonista, Olivia Pope, ha uno stile elegante, formale e fortemente dominato dal colore bianco, che mette in risalto la sua carnagione scura e i capelli neri. La scelta di questo colore così candido sottolinea il contrasto con la sua attività, al limite con la legalità, e con le tonalità più scure che vengono spesso indossate dal Presidente degli Stati Uniti. La falcata di Olivia Pope per i corridoi della Casa Bianca con il suo iconico completo tailleur sono rimaste storiche su Netflix. 

 

Nello stesso solco di questa tradizione si è inserito anche House of Cards, una serie tv che sebbene abbia avuto minor successo di Scandal, ha ricalcato la storia di una giovane donna che arriva fino alla presidenza degli Stati Uniti. 

 

The Diplomat porta sul piccolo schermo l’importanza dei consulenti d’immagine

The Diplomat mi è sembrata particolarmente attuale per il periodo che stiamo vivendo e che la professione del consulente d’immagine sta attraversando. Si tratta infatti di una delle prime serie tv in cui l’importanza della consulenza d’immagine viene portata in primo piano, nella prima puntata, mettendo il rilievo il rapporto tra il suo apporto e l’efficacia comunicativa di un personaggio rilevante come quello di un’ambasciatrice. Appare evidente da come vengono costruite le scene che il valore e l’efficacia di Kate viene soprattutto veicolata dalla sua immagine.

 

Oggi la professione del consulente d’immagine è sempre più richiesta, soprattutto in contesti business e corporate: sebbene l’esempio di The Diplomat sia da ascrivere al mondo della finzione televisiva, ci sono altri esempi che confermano questa importanza. Basti pensare al grande cambiamento di stile portato avanti da Elly Schlein tra la sua immagine durante le elezioni e la sua prima intervista per vogue: un consulente d’immagine ci ha messo lo zampino. 

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Mi chiamo Isabella Ratti e sono una Business Image Expert: credo che il mondo sia una meravigliosa tavolozza di colori dai quali prendere spunto per poter arricchire, ogni giorno, il proprio lavoro con nuovi spunti. Seguire le serie tv è un motivo di studio e di analisi, soprattutto quando come in questo caso fanno esplicito riferimento ad un personaggio vissuto realmente e la cui figuri ha influenzato l’immagine di milioni di persone. 

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