Christian Dior, più di un semplice mentore

Classe 1905, una forte passione per l’architettura e l’arte, oltre ad un incontestabile gusto per il bello: così Christian Dior, nel 1942, entra nel mondo della moda francese. Mentre si è scossi dalla Seconda guerra mondiale, lui sconvolge le passerelle del continente alternando innovazione e classicità. Gli anni ‘40 sono il suo decennio, in cui viene immortalato con il metro in mano, in cui introduce la guêpière e gli accessori come nuovo emblema di eleganza. Sono gli anni in cui il lusso diventa libertà.

Chi è Christian Dior

Secondo di cinque figli, Christian Dior trascorre l’infanzia nella città di Parigi. Vicino al mondo dell’arte, decide di accantonare la propria passione iscrivendosi a l’École des sciences politiques, rispettando così le volontà paterne. Studia per diventare diplomatico, ma nel 1928 decide di aprire la sua prima galleria d’arte, legandosi a nomi di rilievo come Pablo Picasso e Jean Cocteau.

A seguito della morte di entrambi i genitori e del più grande dei suoi fratelli, Christian chiude la galleria e di inizia a vendere bozzetti e disegni di moda per riviste di spicco come Figaro. Comincia qui il suo percorso all’interno del mondo della moda. Sarà lo stilista Robert Piguet a vedere in lui qualcosa di diverso e di speciale e che, per questo, lo richiederà come proprio collaboratore. Un sodalizio drasticamente interrotto dallo scoppio del secondo conflitto mondiale, nel quale il giovane Dior viene chiamato a combattere nel sud della Francia. A metà degli anni 40, torna a Parigi e qui, grazie ai finanziamenti di Marcel Boussac, noto al tempo come il “re del cotone”, apre il suo primo atelier.

L’era dei toni cupi post-guerra è finita. La collezione del febbraio 1947 segna una svolta nel mondo dello stile: tessuti pregiati, spalle arrotondate, linee fluide. Il corpo femminile viene modellato esaltandone i punti di forza, come la vita e le gambe. La stampa francese è entusiasta e quella d’oltre oceano immancabilmente affascinata: Harper’s Bazaar scriverà di lui come l’ideatore di un “New Look”.

Gli abiti più iconici

Per Christian Dior creare una gonna voleva dire usare 10 metri di tessuto e per un vestito da sera oltre 25. Le linee Corolle ed En Huit sono i must della sua maison, sempre più innovativa, sempre più rivoluzionaria. Nel pieno degli anni ‘50 inizia a scrivere, per Woman’s Illustrated, un Piccolo dizionario della moda dando idee di stile alle donne francesi, continentali e, con il tempo, anche a quelle del resto del mondo.

L’introduzione delle linee a Tulipano, negli stessi anni, daranno vita ad un nuovo concetto di donna, più forte e determinata. Il seno in evidenza non è più sinonimo di volgarità, ma di sicurezza e concretezza. Il tailleur Bar, composto da giacca e falde e gonna a corolla, rimodellano il vecchio concetto di femminilità, diventando must per stilisti emergenti come Pierre Balmain.

Christian Dior mira a rilanciare abiti iconici del passato, adattandoli al presente. Il corsetto e la guêpière sono indumenti che il nuovo secolo aveva accantonato, ma che, grazie a Dior, vengono ripresi e reintrodotti sul mercato. Si crea un nuovo concetto di eleganza, in cui classe e seduzione smettono di essere un ossimoro. Le sue creazioni cominciano a fare invidia anche ai competitor del tempo come Coco Chanel o Poiret che in quegli anni spostano il baricentro della moda a Parigi.

Nel giro di poco più di 10 anni, Christian Dior e la sua maison, arrivano in tutte le più importanti città del mondo. Attrici del calibro di Gina Lollobrigida o Evita Peron diventano le sue più fedeli sostenitrici: tutte vogliono indossare i suoi abiti, tutte voglio ammirare il suo genio. Subito dopo l’apertura della prima boutique a Londra, la rivista L’Aurore lo proclama come il “francese più famoso al mondo” ed il Times gli dedica una copertina.

Perché Christian Dior è il mio mentore

Nel 1957, Christian Dior muore a Montecatini. Portato via da un attacco cardiaco, lascia un impero che spazia dalla moda agli accessori, dai gioielli ai tessuti e una distribuzione internazionale con alle spalle un talento indiscutibile. Christian Dior è stato un avanguardista capace di riscrivere il presente partendo dal passato, rispettandolo e riformulandolo in base alle esigenze del tempo.

Secondo Dior gli accessori, le scarpe, le borse sono capaci di creare una sorta di opera d’arte, in cui al centro c’è una persona – una donna – consapevole di se stessa, sicura e determinata. Anche il profumo, aiuta a creare questa idea di bellezza senza tempo, elegante e sofisticata, capace di adattarsi ai cambiamenti e di farlo sempre nel migliore dei modi.

Per questo considero Christian Dior un mentore, capace di riconoscere il proprio talento, di trasmetterlo senza timore e, soprattutto, di affrontare il presente con audacia, ponendo così le basi per una moda impavida, attuale anche nel 2020.

Cosa dovremmo imparare da Christian Dior

In un periodo storico come quello post-bellico, riscrivere la moda e riavvicinare le persone al bello, è servito a dimenticare il più possibile la pesantezza di quegli anni e diffondere un’idea di vita leggera che da tempo mancava. L’utilizzo di maggior tessuto, la sfrontatezza nei tagli voleva essere, per lo stilista parigino, un modo per far capire che bisognava andare avanti, creare un mondo nuovo, elegante, attraente e perché no, anche sfacciato. Bisognava osare, perché erano i tempi stessi a chiederlo. Il boom economico, la costruzione di una nuova società, il bisogno di riscatto dovevano essere colti, cosa che Christian Dior fece pienamente.

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