Com’è nata la consulenza d’immagine e perché oggi è così importante?

Uno dei miei mantra come professionista è “Fai pace con lo specchio”. Come ti ho raccontato qui, da piccola mi affascinava alcuni personaggi delle fiabe come la strega di Biancaneve: gli antagonisti per definizione, come la regina cattiva, mi interessavano perché mi davano l’impressione di sentirsi soli e insicuri e io volevo aiutarli, in qualche modo. Nel tempo questo desiderio si è fatto più preciso, concretizzandosi in una professione: quella del consulente d’immagine. Da qui viene il mio mantra.

Quando è nata la consulenza d’immagine?

La consulenza d’immagine è nata nel momento stesso in cui le persone hanno cominciato a preoccuparsi per il loro aspetto fisico e qualcun altro, con esperienza e gusto, si è incaricato di migliorare la loro immagine, suggerendo i vestiti più adatti, il make up giusto, l’acconciatura perfetta.

Credi che tutto questo sia un’invenzione moderna?

Assolutamente no: ci sono studi che ci dicono che fin dall’antico Egitto esistevano figure che si occupavano di aiutare gli uomini e le donne, soprattutto quelli più importanti, ad avere un aspetto perfetto. Gli Egizi, gli antichi Romani, i Greci: quante storie di regine, re e imperatori sono arrivate fino a noi grazie ad un aspetto in grado di emozionare, di incutere rispetto o devozione! Beh, neanche 5000 anni fa tutto questo avveniva in modo casuale: il linguaggio non verbale, di cui l’aspetto fisico è una parte fondamentale, era accuratamente predisposto proprio come oggi, e se ne occupavano dei veri professionisti, i primi consulenti d’immagine della storia, anche se ancora non si chiamavano così.

Il primo libro sulla consulenza d’immagine

La consulenza d’immagine “moderna”, consapevole e basata su studi scientifici, si fa coincidere con la pubblicazione del libro “Dress for Success”, di John T. Molloy, uscito nel 1975 negli USA. Il libro ebbe un gran successo e finalmente pose l’accento sul ruolo che potevano avere l’abbigliamento e l’immagine di una persona per la sua affermazione personale e professionale.

“Dress for Success”, di John T. Molloy,

Finalmente Molloy definiva l’immagine esteriore di una persona come un linguaggio che, proprio come le parole, trasmetteva un messaggio all’interlocutore, ma più potente delle parole, perché si trattava di una comunicazione a livello inconscio.

Un esempio? L’abbigliamento professionale. Vestirsi in modo professionale sul lavoro non è solo una consuetudine ma ha un ruolo determinante su 2 aspetti molto importanti:

  • da una parte sulla percezione degli altri: se ti vesti in modo formale trasmetti fiducia e competenza;
  • dall’altra, tu stesso, in abiti professionali, ti senti più sicuro di te e più in focus, per questo ottieni performance migliori.

I test sui risvolti psicologici dell’abbigliamento sono stati confermati recentemente dagli studi della Yale School of Management (2014). Anche la dottoressa Karen Pine, che insegna psicologia alla University of Hertfordshire ed è specializzata in psicologia della moda, ha testato l’effetto che suscita indossare un determinato capo di abbigliamento sulla percezione delle altre persone. Pine ha verificato che i vestiti sono portatori di un messaggio simbolico perché il cervello associa automaticamente a ogni tipo di abbigliamento un ruolo coerente.

Se ti interessano le ricerche della dottoressa Pine ti consiglio di leggere i suoi libri, come “Mind What You Wear: The Psychology of Fashion”. Se ti interessano i risvolti psicologici dell’abbigliamento puoi leggere il post che ho scritto sull’argomento: Dimmi come ti vesti e ti dirò cosa otterrai.

Perché la consulenza d’immagine si è diffusa nel mondo

John T. Molloy svelò tutto questo universo di messaggi inconsci nascosi nell’immagine di una persona e cominciò a teorizzare come sfruttare questa comunicazione non verbale. Negli anni ‘80 cominciarono a nascere le prime agenzie che offrivano servizi di consulenza d’immagine e il ruolo professionale del consulente cominciò a farsi largo tra star del cinema e personaggi in vista.

Nel 1990 nacque l’AICI, l’Associazione Internazionale Consulenti d’Immagine, che certificava e riuniva i professionisti del settore, e nel 2012 aprì il capitolo italiano, ad oggi uno dei più dinamici e interessanti, di cui, con molto orgoglio, io sono la Presidente.

I consulenti d’immagine oggi hanno un ruolo determinante nell’immagine pubblica di molte persone: questa professione si è diffusa sempre più, grazie ai risultati ottenuti da professionisti preparati.

L’abbigliamento è un mezzo di comunicazione potente, che può definire non solo lo stile e la personalità di un individuo ma anche i suoi valori e il suo modo di concepire la professione che svolge: pensa alla nuova generazione dei CEO della Silicon Valley che hanno fatto dello stile informale il loro marchio di fabbrica – Jobs e  Zuckerberg solo per citarne un paio. Ti immagineresti mai Zuckerberg a una conferenza di presentazione di una nuova funzionalità di Facebook in giacca e cravatta? No! E se lo facesse non ti risulterebbe credibile perché sei abituato a vederlo in un determinato stile e a riconoscergli una determinata brand identity: identifichi il suo stile informale con il mondo più leggero e amichevole dei social network, di Internet e delle start up.

L’abito fa il monaco e il consulente d’immagine è il professionista che sa creare messaggi coerenti basati sull’abbigliamento.

Consulenza d’immagine: come la intendo io

il mio metodo come consulente d'immagine

La consulenza d’immagine dovrebbe essere un percorso che si fa con una persona che sente forte l’esigenza di migliorare il proprio aspetto per sentirsi più sicura e finalmente felice. Per come lavoro io, la consulenza non stravolge mai l’aspetto di una persona, ma valorizza quelle che sono le sue virtù, che io come consulente riesco a vedere perché ho imparato a conoscerla, a capire le sue problematiche e i risultati che vorrebbe ottenere.

Io amo essere una consulente d’immagine perché so di poter aiutare le persone a vedersi bene e quindi a sentirsi meglio, il che significa una maggior sicurezza in sé stessi e una miglior impressione sugli interlocutori, chiunque essi siano: da una persona appena conosciuta al responsabile delle risorse umane di una grande azienda.

Mi rattrista sempre sentire chi taccia il mio lavoro, e quello di tutti i miei colleghi, di superficialità. In realtà noi consulenti d’immagine non togliamo valore all’interiorità dei nostri clienti, tutto il contrario: noi impariamo a conoscerli e facciamo un approfondito lavoro di introspezione, cerchiamo di capire qual è il problema che li blocca e li aiutiamo affinché tutta la bellezza che hanno dentro si possa vedere anche fuori, ad una prima impressione – che è quella che sempre conta davvero.

Le prime impressioni sono terribili: in pochi secondi una persona che non ti conosce può decidere se ascoltarti oppure no, se approfondire la conoscenza o liberarsi di te con la prima scusa. Io aiuto i miei clienti a dare il meglio di loro fin dalla prima impressione, così da avere un’occasione per mostrare quanto valgono.

Il mio metodo per la consulenza d’immagine personale è il Metodo IR Style Coach, utilizzato dai migliori consulenti di Hollywood.

Si basa su 3 livelli di analisi:

  1. del colore (teoria del colore, armocromia e teoria delle 16 stagioni);
  2. della fisionomia;
  3. dello stile.

Perché il mio metodo dà risultati fin dalle prime settimane? Perché è personalizzato in base alla personalità del mio cliente, alle sue esigenze professionali e ai suoi obiettivi personali e lavorativi.

Ti piacerebbe iniziare un percorso di consulenza d’immagine con me?

Dai un’occhiata ai miei servizi e trova quello che fa per te:

Qualche dubbio? Scrivimi per saperne di più o chiedermi anche solo un consiglio! Sarò felice di aiutarti.

Altri articoli che potrebbero interessarti: